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Anne Krueger: «La svolta arriverà entro fine estate»

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25 maggio 2009
Anne Krueger (Reuters)

È l'ex numero due del Fondo monetario internazionale, posizione che ha ricoperto tra il 2001 e il 2007. Anzi per qualche mese, nel 2004, è stata anche managing director a interim. Adesso Anne Krueger, 75 anni, è docente di economia internazionale alla John Hopkins School of Advanced International Studies.

Quali lezioni ha impartito la crisi alle organizzaioni internazionali?
Il Fondo monetario ha provato ad affrontare gli squilibri globali. Ma nessuno ha effettuato veri cambiamenti. Sono arrivate più risorse, ma non è chiaro se i grandi paesi abbiano trovato un accordo sul ruolo dell'Fmi. Dovrebbe essere un ruolo più importante. Credo, però, che la strada sia lunga per arrivare a meccanismi di "enforcement", a poteri reali di intervento. Forse il Wto può essere un modello.

Ma siamo alla vigilia, comunque, di una nuova era di riforme nella finanza?
Molto dipenderà dalla rapidità a meno di una svolta, di una ripresa dalla crisi. Se ci sarà una stabilizzazione, nell'arco dei prossimi mesi, allora è possibile che l'urgenza e le dimensioni delle riforme diminuiscano.

Crede che ve ne sia bisogno?
Tutti concordano sulla loro necessità, ma anche qui manca un accordo sul da farsi. Esistono inoltre legittime perplessità su alcuni aspetti, che potrebbero peggiorare la situazione anzichè migliorarla.
Questi rischi sono presenti ad esempio nella decisione, sconsigliabile, di imporre tetti ai compensi per i manager delle banche. Vogliamo il miglior managememnt possibile e si rischia di avere l'effetto contrario.

Che cosa risponde a chi auspica un ridimensionamento della finanza?
Il settore finanziario è cruciale per la crescita. Se lo si ostacola troppo, se si introducono regole troppo repressive, i costi in futuro saranno enormi. Si può discutere sul fatto che le banche vadano ristrutturate, sulla riconsiderazione del concetto di "too big to fail", degli istituti troppo grandi perche' falliscano. Ma il ruolo della finanza, nel suo insieme, non diminuirà.

Qual è, dunque, a suo avviso l'approccio da seguire per prevenire nuove crisi?
Credo che, nel mondo finanziario, nessuno ripeterà gli errori del recente passato tanto presto. Quindi c'è il tempo per riflettere sul da farsi. Per considerare passi ragionevoli di trasparenza, di necessaria ricapitalizzazione delle banche, soluzioni che non danneggino la crescita. Occorre ricordare quanto è accaduto dopo lo scandalo Enron con l'approvazione affrettata della riforma Sarbanes-Oxley. Enron aveva violato la legge, non c'era bisogno di una nuova legislazione. Che poi si è rivelata un problema, troppo costosa per il business.

Ma ci stiamo avvicinando all'uscita da questa crisi?
Se non ci saranno altre sorprese, spero che una svolta si materializzi entro fine estate, o per l'autunno. Che possa verificarsi una ripresa moderatamente rapida, almeno negli Stati Uniti, seguita da altri paesi dove la crisi è arrivata più tardi.

Che cosa la preoccupa di più?
Occorre al più presto una exit strategy, da parte del Tesoro e della Federal Reserve, dopo le iniziative prese contro la crisi. La Fed dovrà ritirare liquidità. Il nodo saranno anzitutto i tassi di interesse, se e quando alzarli davanti alla minaccia di pressioni inflazionistiche. Se darà ascolto o meno a pressioni politiche per tenere il costo del denaro troppo basso troppo a lungo. Sul fronte del governo, i deficit fiscali sono insostenibili. Il piano di stimolo, oltretutto, dal mio punto di vista ha difetti: gran parte dell'impatto arriva tardi, nel 2010 e 2011. Servono, così, opzioni per tirare i cordoni della spesa se non sarà più necessario. Anche aumenti delle imposte, oltre a tagli, potrebbero diventare inevitabili. Altrimenti i deficit fiscali creranno nuovi e gravi problemi economici.

marco.valsania@ilsole24ore.com

25 maggio 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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